Nutrizione

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Ottobre 24, 2019by admin0

Sono nella fase svezzamento, pappe, sono entrata nel mondo bimbi e allattamento.
Ribadiamo alcuni concetti chiave:
lo svezzamento è consigliato (dall’OMS) a partire dal 6 mese.
Dopo tale periodo, continuerà l’allattamento al seno, con un ritmo più morbido: all’incirca 4 poppate al giorno.
Per i bambini che non sono stati allattati, si continuerà con il latte artificiale, anche con la stessa formula n 1, che ha di solito un costo inferiore.
Proprio perché il bimbo continua a prendere nutrimento dal latte, spesso si cade in un eccesso proteico.
I bambini necessitano di un apporto proteico davvero irrisorio rispetto a quanto immaginiamo.
Per capirci, un bambino dai 6 ai 12 mesi necessità di poco più di un grammo (1,32g) per kg di proteine. Cioè? Immaginiamo un bimbo di 7kg, necessiterà di poco più di 9g di proteine al giorno.
Tenendo conto che a 6 mesi, prende ancora il latte (almeno 400-600ml) questo apporterà circa 6-8g di proteine.
Prendete un vasetto di omogeneizzato al tacchino: ha all’incirca 4.8g di proteine.
In un attimo fuori, e solo con un vasettino.
Mezzo uovo? 4g di proteine Pastina? 1g ogni 10g
L’introduzione di proteine in eccesso è associata a sovrappeso, obesità e problemi metabolici per iperplasia degli adipociti, ossia perché porta ad un aumento di numero delle cellule adipose. Quindi? Quali sono le giuste porzioni?

Dai 6 ai 12 mesi:
Pasta 20-30g
Carni magre 10-20g
1/2 uovo
Formaggi freschi 15-20g


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Febbraio 8, 2019by admin0

Oggi voglio condividere con voi un capitolo tratto dal libro “Zerocinque” di UPPA.

Un libro che tratta diverse tematiche, in maniera semplice e pragmatica, con l’esperienza e la professionalità di figure di scienza!

L’alimentazione nel neonato è importantissima, la promozione dell’allattamento è sempre la prima scelta, ma possono esserci condizioni in cui questo non è possibile.

L’alimentazione artificiale non può garantire gli stessi nutrienti del latte materno, ma il latte artificiale è la migliore soluzione per nutrire il bambino nel primo anno di vita.

Il bambino non deve necessariamente prendere tutta la quantità di formula preparata: le quantità indicate sulle tabelle sono indicative, ma poi ogni bambino è diverso e sa autoregolarsi.

Neonati con malattie congenite (rare) come fenilchetonuria e galattosemia, non possono essere allattati con latte materno o possono assumerne piccolissime quantità.

Le formule in commercio devono rispondere a standard di sicurezza e qualità: le formule artificiali sono praticamente tutte identiche dal punto di vista della salute.

Sulla confezione troverete riportate quantità e tempi di somministrazione per fascia di età, ma queste quantità sono calcolate su una base statistica e la  media non combacia quasi mai con la realtà, sarete voi stesse a capire di cosa e quando ha bisogno il vostro bambino.

Una volta aperta la confezione, il prodotto va adeguatamente conservato per evitare che si rovini. Se usate una formula liquida, questa rimane sterile finché non aprite la confezione, ed è la scelta più sicura. La formula in polvere invece, non è sterile e può contenere più colonie di batteri. Si può eliminare questa contaminazione (che può avvenire in fase di produzione e confezionamento) scaldando l’acqua ad almeno 70°.

Fuori casa conviene usare un Thermos; se viene usato solo per questo, non è necessario sterilizzarlo. La formula così preparata va consumata entro due ore, per evitare prolificazione batterica, la formula può essere scaldata una sola volta dopo esser stata preparata, meglio evitare il microonde per non denaturare troppo le proteine.

La scelta migliore fuori casa è quella di portare una quantità misurata di latte in polvere, un contenitore con dell’acqua calda bollita ed un biberon sterile; oppure usare una formula liquida da scaldare al bisogno.

Tutto ciò che si usa per somministrare la formula al proprio bambino va sterilizzato, evitando così infezioni.

ATTENZIONE ALLA PUBBLICITA’.

L’Italia è impegnata nel rispetto del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, le infrazioni del codice possono essere segnalate all’IBFAN. Questo codice è stato elaborato dall’OMS al fine di fare buona informazione su allattamento e regolamentare il marketing delle formule artificiali.  Il codice si applica ad ogni alimento o bevanda che possa sostituire in parte o in tutto al latte materno. Essenzialmente il codice impedisce che venga fatta eccessiva pubblicità e promozione di tali prodotti disincentivando l’allattamento (ad esempio distribuzione di campioni gratuiti, buoni sconto, omaggi).


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Febbraio 8, 2019by admin0

Congelare: bloccare l’acqua e sottrarla ai microrganismi e alle reazioni chimiche, l’acqua infatti diventa un cristallo di ghiaccio.

Ma quanto tempo ci vuole affinché avvenga questo cambiamento?

Se disponiamo di un abbattitore di temperatura, il processo avvenire brevemente, diverso per le tecniche casalinghe: in questo caso si formano cristalli grandi di ghiaccio che rovinano organoletticamente il cibo.

Se parliamo di tempi lunghi, parleremo di alimento congelato, tempi brevi, surgelato (l’alimento raggiungerà -18°c al cuore in tempi brevi).

Come congelare al meglio un alimento in casa?

Innanzitutto, i cibi vanno sempre riposti in contenitori per evitare bruciature da freddo e contaminazioni. Scegli quindi , materiali adatti: plastica rigida, vetro o anche sacchetti appositi prestando attenzione a far uscire bene l’aria per evitare ossidazioni.

Frutta e verdura: procedi prima ad una scottatura veloce in acqua bollente o al vapore (così facendo bloccherai l’azione enzimatica), raffredda velocemente in acqua e ghiaccio, scola e metti in freezer.

Con il freddo, i microrganismi andranno in una specie di letargo, che si riattiverà con lo scongelamento dell’alimento.

Vi ricordo che gli alimenti NON SI SCONGELANO MAI A TEMPERATURA AMBIENTE, ma in frigorifero a tempo debito, oppure nel microonde con apposito programma.

I prodotti congelati vanno conservati tra -12° e -18° e durano dai 6 mesi ad un anno, le preparazioni con più ingredienti vanno consumate entro 60 giorni dalla data di preparazione.

Il prodotto SURGELATO invece, deve mantenersi sempre a -18° (max -15° per breve tempo); i cristalli di ghiaccio che si formano sono piccoli e danneggiano meno l’alimento. Proprio perché le dimensioni dei cristalli sono ridotte, possono andare direttamente in padella senza subire scongelamento preventivo.

Anche per questo tipo di prodotto, presta attenzione all’etichetta, alcuni prodotti riportano: IQF=Individual Quick Freezing ossia, ogni singolo pezzo viene surgelato individualmente. La scadenza di un surgelato è solitamente di 18-24 mesi, per consentire la giusta conservazione di alimenti surgelati e congelati,  è necessario impostare il freezer domestico a -18°.

In conclusione:

  • Utilizza borse termiche per il trasporto di alimenti surgelati
  • Non ricongelare un alimento scongelato, al più puoi cucinarlo per qualche preparazione e allora puoi ricongelarlo
  • Se sai di dover congelare un alimento non aspettare!
  • Presta attenzione alla data di scadenza
  • Se apri una confezione, consuma l’alimento entro due settimane

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Ottobre 8, 2018by admin0

Mi sono imbattuta in questo libro per caso nella meravigliosa libreria di FICO a Bologna.  Conoscevo già l’autrice, avevo avuto modo di ascoltarla in diversi convegni, in qualità di  presidente dell’ENPAP.

L’argomento “bambini a tavola” è sempre molto delicato, ci preoccupiamo, ci inventiamo formule magiche per farli mangiare.. L’autrice ci spiega come il più delle volte, è una questione di “prospettiva”, e che, esaminando la situazione, la soluzione è sotto ai nostri occhi e più semplice di quel che si pensi.

“Il comportamento alimentare è un comportamento complesso fatto di influenze sociali, condizionamenti ambientali, processi di apprendimento e abitudini automatiche. Non si tratta solo di fattori biologici.”

Non si tratta soltanto di ciò che viene messo in tavola, anzi, il punto centrale è soprattutto come il cibo viene proposto e in quale atmosfera. Sembrerà banale, ma il pasto deve essere consumato in assoluta tranquillità. Un conto è avere le informazioni nutrizionali, un altro, applicarle.

Uno degli errori che compiamo, è quello di mangiare non per bisogni nutritivi, ma per motivazioni differenti. “Siete fissati con i cibi sani ed eccessivamente preoccupati se i vostri figli non li mangiano quotidianamente? Potreste, senza volerlo, essere responsabili di averli abituati ad un rapporto poco equilibrato con il cibo. Siete sicuri di aver educato i vostri figli a smettere di mangiare quando sono sazi? Siete stati attenti a non dare il cibo come premio?”

Si lo so, lo abbiamo fatto tutti e subito tutti, ma rendendoci consapevoli di questo, possiamo almeno provare ad agire diversamente.

Quante mamme sono preoccupate che i bambini non mangiano abbastanza? Possono esserci migliaia di motivazioni, ma tra queste possono esserci: le porzioni eccessive rispetto al peso e all’età del bambino, snack eccessivi nei fuori pasto, un’idea “sbagliata” di quel che per noi è “poco”  per il bambino non lo è.

Quando invece il bambino mangia “troppo”, si consiglia di non focalizzare troppo l’attenzione sul peso o sulla dieta, l’eccessivo introito di cibo può essere figlio di abitudini familiari o l’espressione di un disagio già profondo. Non etichettate vostro figlio/a come un mangione, se ne convincerà lui stesso a forza di sentirselo ripetere.

Viene inoltre riportato uno studio in cui dei bambini lasciati liberi di scegliere cosa e quanto mangiare, sono in grado di regolare in maniera equilibrata la quantità di cibo giornaliera.

Quante volte poi, sentiamo dire “il bambino non mangia le verdure, mangia sempre le stesse cose”? Anche qui, possiamo essere noi stessi a proporre inconsapevolmente sempre gli stessi alimenti, fosse anche solo per il piacere ed il desiderio di veder mangiare il bambino a tutti i costi. Un cibo nuovo è qualcosa che va conosciuto piano piano, si dice che prima di accettarlo, sia necessario proporlo dalle cinque alle dieci volte con una frequenza settimanale di uno o due tentativi.

Insomma, questa è solo una panoramica di ciò che troverete in questo piccolo ed esplicativo libricino!

 


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Ottobre 1, 2018by admin0

Dal sito EFA News:

Una delle più grandi e indiscusse passioni che contraddistingue il Bel Paese è sicuramente il caffè: corto, lungo, moca, espresso, americano, macchiato, marocchino, schiumato, caldo, freddo, shakerato… cambiano le forme ma non la sostanza. In vista della Giornata Internazionale dedicata al caffè che ricorre l’1 ottobre, MioDottore –piattaforma specializzata nella prenotazione online di visite mediche, parte del gruppo DocPlanner– ha coinvolto uno dei suoi esperti, la dottoressa Giulia Raponi,nutrizionista, per far luce sulle proprietà di questa bevanda e sfatare alcuni falsi miti, oltre a scoprire usi inediti del chicco più famoso del mondo.

Caffè: come, quando e perchè? 

La guida di MioDottoreAnche se non di produzione locale, il caffè da sempre si lega alla tradizione culturale ed enogastronomica italiana. Da rito mattutino ad occasione relazionale, fino a rappresentare la carica di energia per eccellenza per lo studio e il lavoro, questa bevanda racchiude molte proprietà benefiche. L’esperta di MioDottore sottolinea che “è in grado di stimolare il sistema nervoso centrale, in dosi controllate aiuta la concentrazione e riduce la sonnolenza. Recenti studi ne hanno dimostrato inoltre l’effetto protettivo nei confronti di alcune malattie croniche, come disturbi cardio e cerebrovascolari, diabete, insufficienza renale e tumori”. Essendo una sostanza eccitante può avere degli effetti indesiderati come ad esempio “provocare sovreccitazione in caso di abuso, che si manifesta sotto forma di ansia o fatica a prendere sonno nei soggetti più sensibili”.

Secondo le indicazioni dell’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) il consumo giornaliero massimo di caffeina si attesta sui 400 mg. Tenendo conto che un caffè americano contiene all’incirca 90-95 mg di caffeina, mentre un espresso solo 80mg, 3 potrebbe essere il numero perfetto di tazze da consumare ogni giorno.  Dosi che devono essere ridotte per due soggetti in particolare: le donne in gravidanza e gli adolescenti. “Le donne incinte e in fase di allattamento devono limitare il consumo a 200 mg di caffeina al giorno, poiché potrebbe incidere sul corretto sviluppo del feto, pertanto si consiglia di ridurre le dosi a un solo caffè durante la giornata” prosegue la Raponi. “Nei bambini è sempre meglio ritardare questa abitudine, si tratta comunque di una sostanza eccitante che si può iniziare ad inserire in età adolescenziale in maniera saltuaria anche per aiutare la concentrazione negli studi con un consumo all’incirca di 3 mg per chilo di peso corporeo”. Particolare attenzione infine devono porla i soggetti che soffrono di gastrite in quanto il caffè può peggiorarne i sintomi.

Vero o falso?

Uno dei principali falsi miti associati al caffè è che possa apportare danni al fegato. Questa credenza è appunto falsa, in quanto un consumo moderato non è affatto nocivo. Un accorgimento da avere, invece, è quello di evitare di berlo subito dopo i pasti dato che “va ad interferire con l’assorbimento di alcune sostanze come il ferro e il calcio, riducendo l’assorbimento di queste sostanze di circa il 20%”. Dettaglio di cui tenere particolarmente conto in particolare negli anziani. E per chi proprio non riesce a rinunciare al rito, dopo il terzo caffè della giornata è consigliabile proseguire con miscele decaffeinate.

Usi alternativi ma altrettanto utili

C’è chi senza caffè non può resistere e appena rientra in Italia da un viaggio non fa che ordinare un espresso, ma ci sono anche molti che del caffè ne hanno fatto una „addiction per usi totalmente diversi. Il caffè, infatti, per le sue caratteristiche e proprietà risulta perfetto in altre situazioni:

– come deterrente dei cattivi odori: porre la polvere in frigo aiuta ad assorbire odori sgradevoli, così come strofinarla sulle mani e risciacquandola dopo aver maneggiato del pesce fresco, aglio o cipolla: un vero rimedio a costo zero.

– come scrub naturale: mescolare la polvere del caffè ad un componente oleoso permette di avere la pelle rigenerata in pochi minuti, anche se la crema è appena finita.

– come aromatizzante naturale: aggiungere qualche goccia di caffé allo yogurt greco bianco permette di assicurare gusto al proprio spuntino, evitando gli zuccheri aggiunti e rimanendo perfettamente in linea.

Il caffè, dunque, se dosato nel modo giusto può offrire numerosi benefici. Non bisogna mai abusarne in particolare in presenza di malattie o patologie particolari. Comunque  è sempre bene, in caso di dubbi, consultare uno specialista per valutare situazioni specifiche ed evitare l’insorgere di effetti indesiderati.

https://www.efanews.eu/it/item/4791-miodottore-quel-che-c-e-da-sapere-sul-caffe.html


Giugno 28, 2018by admin0

Perché si sente spesso parlare della Vitamina D?

E’ un componente molto importante: aiuta a rinforzare le ossa (utile nell’osteoporosi), poiché aiuta ad “assorbire” il calcio, e a mantenere corretti i livelli di fosforo ematici. Inoltre ci aiuta a migliorare la funzionalità del nostro sistema immunitario; viene utilizzata infatti da protocollo in malattie come la psoriasi.

Il fabbisogno giornaliero varia di persona in persona, ma in linea di massima si può dire che sono necessarie almeno 400 UI al giorno, in casi di carenza ovviamente questo numero aumenta.

Si può ritrovare negli alimenti? Va bene anche esporsi al sole?

Certamente l’esposizione solare è importante, ma non sufficiente per fornirci tutta la vitamina D di cui abbiamo bisogno. Possiamo trovare questa vitamina in alcuni alimenti, riportati nell’infografica.

Nonostante tutto questo, spesso se andiamo a fare il dosaggio ematico di Vitamina D, noteremo che siamo carenti, un pò dovuto alle abitudini alimentari, un pò dovuto allo stile di vita : stiamo fondamentalmente chiusi in casa o in ufficio tutto il giorno, e come abbiamo detto, l’esposizione solare è importante per la sintesi.

Per questo spesso si ricorre all’integrazione, che deve essere fatta con costanza!

A volte sono sufficiente dosaggi quotidiani di 1000 UI o 200 UI, da valutare con il proprio medico curante.

Una cosa soprattutto ora possiamo farla: ESPORCI AL SOLEEEEEEE!!!

 


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Aprile 17, 2018by admin0

Quando non sai come cucinarlo.. P O L P E T T A L O!

A parte gli scherzi, trovo che le polpette siano un modo gustoso e carino di consumare gli alimenti, in questo caso, vi propongo delle polpette di melanzane e merluzzo.

Cosa ho fatto:

Ho grigliato 2 melanzane e le ho lasciate raffreddare.

In una padella ho cotto all’incirca 400g di filetti di merluzzo;  in un robot da cucina ho frullato insieme il merluzzo con le melanzane, un cucchiaio di pesto e un uovo.

Dopodiché ho iniziato a formare delle polpettine e le ho panate con la farina”CiaoCarb” a basso contenuto di carboidrati, ma potete usare anche della farina integrale o di mais.

Ho poi infornato a 180° per una ventina di minuti, finchè non sono diventate croccanti.

Nel mentre, ho preparato un sughetto ristretto con della passata, un pò di aglio e un pò di cipolla.

Ho impiattato mettendo la salsa alla base, e aggiungendo della feta sbriciolata!

 


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Febbraio 27, 2018by admin0

Tutti i tipi di salmone sono uguali? Quali sono le differenze tra quello di allevamento e quello selvaggio? Attualmente, è molto più diffuso il salmone di allevamento e sempre più raro quello selvaggio. Nell’Oceano Atlantico, ritroviamo una sola specie di salmone (il salmo salar), nel Nord Pacifico ci sono invece ci sono sei specie di salmone di cui cinque pescate.
Queste sono:

Salmone reale: È la specie più grande dell’Alaska. È possibile acquistarlo fresco per 9/10 mesi all’anno oppure affumicato e congelato, in pezzi interi o in filetti.

Salmone rosso: ha dimensioni medie ed è più sottile.Le sue carni sono di un colore rosso intenso ed è più compatta.

Salmone argentato: è il più simile al Salmo Salar dell’atlantico, è il più popolare in Europa.

Salmone Keta: ha un sapore delicato e un prezzo conveniente.

Il salmone si può pescare con pesca troll: ossia con lunghe lenze oppure con le reti in mare aperto.

La gran parte del pesce che abbiamo in Italia, proviene dalla Norvegia,ma può essere anche irlandese,scozzese,cileno.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di salmone di allevamento, proprio per la scarsa disponibilità di salmone selvaggio.

Quando si può, accettando il fatto che quest’ultimo avrà sicuramente un prezzo più alto ( a partire dai 50€ al kg all’incirca), è meglio scegliere questa varietà, e magari prestare attenzione all’etichetta, la “salatura a secco” ci assicura qualità organolettiche migliori poiché significa che non è stata usata salamoia. Inoltre, l’etichetta ci dice anche come viene affumicato : “con legno di faggio,quercia..” e ciò sta ad indicare che è stata utilizzata la tradizionale tecnica di affumicatura e non tramite l’uso di distillati di fumo liquido (metodo più conveniente, perché il salmone non perde peso).

Il contenuto lipidico è inferiore dai 2 ai 4 g per 100g contro 10/13 del salmone di allevamento, ed ovviamente, presenterà meno inquinanti o residui di eventuali antibiotici. Entrambi sono fonte di Omega3, ma pensare di assumerne abbastanza solo con l’introito di salmone è un utopia, in alcuni casi è necessaria un integrazione con dei buoni prodotti, che abbiano almeno certificazione IFOS.

In generale, consiglio il consumo di pesce di taglia “grande” una-due volta a settimana a seconda dei casi; è buonissimo insieme ad una salsa di avocado a comporre un toast, o il trancio al forno con una salsa tzatziki di accompagno, o al curry cotto con latte di cocco!


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